Alfredo Macchi: il dietro le quinte del reportage
Parole semplici e chiare, forza dell’immagine, ritmo ed emozioni. Sono le basi del reportage, illustrate da Alfredo Macchi, inviato Mediaset, durante il workshop che ha tenuto nella cornice di Sala dei Notari.
“Reportage è riportare i fatti, raccontare una storia con gli occhi del giornalista”, più coinvolto nella vicenda che descrive rispetto al documentario.
Argomento centrale dell’incontro è stato il reportage televisivo, di cui Macchi si occupa dall’inizio degli anni Novanta, da quando è in giro per il mondo, dopo l’esperienza da giornalista Rai e da freelance negli Usa.
L’inviato Mediaset ha raccontato al pubblico il dietro le quinte della realizzazione, soffermandosi sull’importanza di trasmettere i punti chiave e raccontare i protagonisti e i luoghi delle storie senza annoiare lo spettatore.
Come per la carta stampata, per Macchi anche in video è fondamentale l’attacco, per il quale è possibile seguire la regola delle “5 w” o raccogliere brevemente i momenti salienti, indirizzando l’interesse dello spettatore sulle storie più forti.
Fondamentale è, inoltre, la qualità audio, da privilegiare rispetto ad immagini mosse o imperfette, oltre all’attenta scelta dei brani musicali, per accompagnare le immagini “quando le parole non bastano a trasmettere le emozioni provate sul campo”.
“Il consiglio è quello di raccogliere tutti gli elementi possibili per pianificare il lavoro, collezionando dettagli anche sul posto”, impiegando la curiosità innata del cronista nella difesa di se stesso e dei compagni di viaggio.
Filmare in teatri di guerra, infatti, non è mai semplice, perché spesso i giornalisti diventano obiettivi a rischio. A tal proposito, Macchi ha raccontato la sua esperienza del 2001, quando per raggiungere Kabul da Jalalabad decise di camuffarsi da afghano, percorrendo in taxi la strada su cui poco tempo dopo ha perso la vita Maria Grazia Cutuli.
Spunti e indicazioni sono poi stati illustrati in “Morire per vivere”, reportage vincitore del Premio Ilaria Alpi 2009, in cui Macchi descrive senza retorica le vicissitudini di chi cerca di raggiungere l’Italia dal porto di Patrasso, testimoniando con pochi aggettivi e molte immagini le difficili storie dei rifugiati afghani.
Pasquale Lorusso