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RISCHI ED ETICA: IL LAVORO DEL REPORTER

Il lavoro che sta dietro al reportage non è facile come possa sembrare. Tra le scelte di campo e quelle tecniche, la preparazione del viaggio e i problemi etici, delle dritte possono arrivare proprio da chi ha più esperienza di noi: è per aiutarci che Alfredo Macchi è intervenuto al festival del giornalismo.
In qualsiasi situazione, dalla più tranquilla al fronte di guerra, dobbiamo sempre preoccuparci della nostra vita e della dignità delle persone. Conoscere la situazione politica, il territorio e avere coscienza delle difficoltà cui andiamo incontro ci consente di lavorare in sicurezza. Il lavoro sul campo è infatti il carattere essenziale di un reportage, ma anche il più problematico. È qui che si contraddistingue un bravo reporter perché la notizia è tra la gente, e il miglior modo per scovarla è viverci accanto. Tuttavia in guerra la prudenza deve essere una priorità anche nel rapportarsi alle persone. Il caos della folla, i continui posti di blocco sono un pericolo per il giornalista, non sempre ben visto, e l’aiuto della guida giusta serve a evitarli. Informazioni sbagliate possono essere fatali.
Fin dove si può spingere la telecamera? Quali sono le situazioni in cui il diritto di cronaca ha la peggio? Alfredo Macchi lascia la decisione alla sensibilità del giornalista. Il suo lavoro è raccontare in modo che «anche mia nonna capisca» nell’immediatezza del reportage televisivo. Quando testo, immagini e musiche riescono a lavorare in armonia riportando la notizia e nuove domande, «avete fatto un ottimo lavoro».

Pierpaolo Lagani e Stefano Porciello

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