Giancarlo Siani. “Una storia ancora da raccontare”, appello al risveglio delle coscienze
Il caldo raggio di sole con cui si è svegliata stamani Perugia è il preludio di una giornata carica di emozioni. L’ultima giornata del Festival internazionale del giornalismo si apre con la terza edizione del premio giornalistico “Una storia ancora da raccontare”, organizzato in collaborazione con l’Associazione “Ilaria Alpi” e dedicato a Giancarlo Siani, il giornalista de Il Mattino, ucciso a Napoli il 23 settembre 1985, ancora ventiseienne.
In sala si respira desiderio di riscatto, i volti sono assorti e il silenzio regna sovrano; la premiazione del concorso è presieduta da Lirio Abbate, Ansa, Alessandro Cataldo, direttore generale UniCredit Banca di Roma, Rosario La Rossa, fondatore dell’Associazione Voci di Scampia. Ottavio Lucarelli, presidente Ordine dei giornalisti della Campania, Roberto Morrione, presidente Libera informazione, Mauro Sarti, presidente Associazione “Ilaria Alpi”, e Paolo Siani, fratello di Giancarlo Siani, nella commozione dei presenti, giunti da tutta Italia, per commemorare il coraggio del giovane cronista caduto sotto i colpi della camorra, nella ricerca della verità.
Giancarlo viveva in un’epoca ancora lontana dall’innovazione tecnologica e tutti i giorni si dedicava all’ascolto, alle relazioni interpersonali, alle lunghe passeggiate, all’incontro con persone che in qualche modo potevano raccontargli le vicende “nascoste” dei quartieri napoletani. Si impegnava con fervore nelle inchieste di camorra, cercava spunti di riflessione e tracce da seguire alla conquista di una verità da descrivere e riportare, per amor di cronaca e di riscatto di un popolo oppresso dalla connivenza tra amministratori e malavitosi. Ricercava, studiava, approfondiva, era instancabile. Al giorno della morte aveva scritto mille articoli, «patrimonio di qualità» come ricorda Morrione, oggi racchiusi in un libro dossier, donato ai finalisti del concorso. Siani aveva una non comune capacità di sintesi, acquisiva le fonti sulla strada e possedeva la straordinaria dote di “guardare avanti”.
Paolo Siani, fratello di Giancarlo, evidenzia l’importanza della comunicazione, del fare informazione vera, e l’opportunità, oggi a disposizione dei giovani, di utilizzare i mezzi innovativi e di divulgazione che la rete offre: «Il mondo è aperto, chi se ne frega se la notizia del festival non è sui giornali. La comunicazione oggi è un’altra cosa».. Visibilmente commosso, sottolinea quanto sia essenziale mantenere viva la coscienza, come cittadini e come, soprattutto, giornalisti.
Cataldo lancia un appello «Noi abbiamo ancora un debito non pagato con Giancarlo. A Napoli viviamo ancora nello stesso modo […] Io chiedo aiuto ai giovani di buona volontà a dare aiuto ai meno giovani che ormai non hanno più il coraggio di denunciare, di dire.. e dire fa crescere la voglia di ribellarsi».
Morrione torna sulle manifestazioni organizzate da Libera informazione e sullo sforzo di coinvolgere le amministrazioni pubbliche e i cittadini sul tema della connivenza, dell’ingerenza e del sopruso ad opera delle mafie. Non solo Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, ma anche Umbria.. perché il fenomeno non si limita solo alle regioni del Sud, ma divampa nel silenzio e nell’indifferenza ormai consolidata della popolazione, rassegnata e addormentata.
Il premio per la categoria stampa va ad Alberto Solmi; per la categoria documentario a Sandro Di Domenico e Federico Tosi.
Marilena Rodi