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Il giornalismo e le aziende: cane da guardia o cane da compagnia?

Girotondi e capriole di una (non)notizia, redazionali in cambio di spazi pubblicitari, editori (im)puri e giornalisti servili, colossi del potere economico e comunicati delle aziende “passate” per informazione di attualità.. i comunicatori se le inventano di tutti i colori pur di persuadere la pubblica opinione (o di massa?) sulle strategie aziendali. La notizia, impacchettata negli uffici stampa delle società, viene girata alle redazioni dei giornali che devono solo provvedere, molto spesso, a copia/incollare il contenuto e a pubblicarla. 

Alla tavola rotonda “Il giornalismo e le aziende: cane da guardia o cane da compagnia”, Marie-Jeanne Husset, 60 Millions de consommateurs, Gerardo Orsini, capo ufficio stampa Enel, Luca Primavera, direttore Fondazione Foè, Alessio Rocchi, Tg1, Roberto Sommella, vicedirettore Milano Finanza, e Andrea Vianello, Mi manda Rai Tre, si confrontano sull’influenza del potere economico nella divulgazione delle notizie in Italia. 

Roberto Sommella ha “svelato” i retroscena delle proprietà editoriali delle testate autorevoli nel Belpaese e lo scenario “rivelato” ha dimostrato ancora una volta quanto il fruitore (consumatore di informazione) resti all’oscuro del valzer di poltrone. 

Al giornalismo cosa resta dunque? Pigrizia, superficialità, malafede: ma davvero i professionisti della notizia si lasciano indurre dai “giochi già fatti”? Caso Parmalat: perché le informazioni dei mesi precedenti il crack erano confortanti e lontane dal prevedere il collasso finanziario? Per i giornalisti non dovrebbe essere pane quotidiano la ricerca dello scoop? Cosa è scivolato sul piano inclinato dell’indifferenza? «Molto spesso nemmeno noi riusciamo a comprendere i giochi di potere: le grandi strategie vengono decise nelle stanze dei bottoni alle quali noi non possiamo accedere perché non abbiamo gli strumenti», commenta Vianello, che con la trasmissione Mi manda Rai Tre tenta di fornire un servizio ai cittadini denunciando truffe. 

Alcune aziende, tuttavia, favorendo un rapporto “vicino al cliente”, sono orientate alla comunicazione partecipata: sono i consumatori a cogliere i pro e i contro dei prodotti o dei servizi erogati e a condividere gli sviluppi evolutivi degli stessi. Alcune però.. e manco fosse un caso, Enel, sponsor ufficiale del festival, si è lasciata coinvolgere abbastanza volentieri nella chiacchierata. 

Basta varcare la soglia d’oltralpe per apprendere che i cugini francesi sono organizzati in maniera “leggermente” diversa: una parte della stampa costantemente si dedica all’analisi dei marchi, testando i prodotti e proponendo una diagnosi completa delle forze e delle debolezze degli stessi. Marie-Jeanne Husset precisa che il magazine da lei diretto è a digiuno da inserzioni pubblicitarie e guarda all’interesse del consumatore stimolando la consapevolezza dell’effetto propaganda e svolgendo a tutti gli effetti un servizio pubblico. Ma soprattutto è indipendentemente dalle correnti politiche e dalle autorità economiche. 

La conversazione, inevitabilmente, si sposta sul fattore discernimento partecipativo del popolo: in Italia alcune trasmissioni televisive cercano di smuovere le coscienze denunciando ad alta voce misfatti e magagne, ma la conclusione è che il giorno dopo, nelle strade, non scoppia la ribellione! 

Marilena Rodi

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