Facebook, Twitter, e social network: ecco le nuove frontiere
La comunicazione, nel 2009, si chiama Facebook, Twitter, blog e social network, e i giovani pare abbiano sposato il concept di questi strumenti godendone appieno l’interattività.
Il Festival internazionale del giornalismo non si fa mancare le frontiere globali della comunicazione e da Spagna e Inghilterra giungono, confortanti, le notizie di “usabilità” di questi mezzi innovativi e tutti da scoprire che la rete ha visto nascere e consolidarsi in brevissimo tempo, tanto da essere diventati attrezzi del mestiere per chi, l’informazione la mastica ogni giorno.
Alla tavola rotonda “Piccolo è bello! Anche per i grandi”, alla quale hanno partecipato Julio Alonso, fondatore e Ceo WeblogsSl.com, John Byrne, direttore Business Week online, Luca De Biase, direttore Nòva24, e Luca Conti, creatore di Pandemia ed esperto new media, il segreto di Pulcinella svelato è la creazione delle comunità online. Il campanello d’allarme suonato per la carta stampata, non a caso, denuncia la comunicazione unilaterale dei giornali e mette in evidenza l’esigenza dei “consumatori” di “entrare” nell’informazione, di guadagnare il proprio spazio per manifestare il proprio pensiero e, molto spesso, la propria identità.
Come si conquistano i lettori, i mercati e i grandi media in rete?
Nel calderone di internet si immergono blogger, giornalisti, manager d’azienda, studenti, professionisti e inappetenti della rete.. ma una volta imbeccato un sito (spesso tramite il motore di ricerca Google) come si fa a fidelizzare l’utenza?
Rispondono Julio Alonso e John Byrne, esponendo le loro esperienze; il principio comune denominatore è prestare ascolto alle voci virtuali per dare loro identità, costruendo insieme il prodotto finale. È la domanda che fa l’offerta. E questo dato potrebbe risultare interessante per gli economisti. I consumatori cominciano ad essere stanchi di subire passivamente.
Parola d’ordine: aggregazione. Ovvero: accordi di partnership con altre fonti di informazione per garantire all’utenza un’ampia fruizione. Significa lavorare con migliaia di blogger al mese, favorire gli scambi e i pareri con l’audience, far emergere i bisogni reali, stringere accordi e inventarsi soluzioni innovative costantemente.
Nei social media la gente tende a creare relazioni indebolendo il ruolo dei provider, dunque, una soluzione può essere il Business Exchange, l’aggregazione di tutte le componenti: creata una microcomunità di persone e lanciati gli argomenti da approfondire, i frutti dell’intelligenza collettiva sono insuperabili. Dayle Gilbert scriveva: «Nell’audience c’è sempre qualcuno che ne capisce molto di più».
Mariella Rodi1