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Anna che sapeva piu di noi…

Anna Politkovskaya un giorno era come io adesso – studentessa della facolta di giornalismo all’Universita Statale Lomonossov di Mosca. Mi ricordo bene di questo giorno quando e venuto il nostro Preside della facolta. Lui, famoso Yassen Zassursky, un re di giornalismo russo, professore chi insegna alla facolta della sua fondazione… piangeva. E morta Anna. La prima domanda anzi per noi era – ma chi era? Di che cosa parlava? Si puo sembrare strano ma Anna viva non era cosi famosa in Russia come all’estero dopo la sua morte. Putin ha fatto un’ gran’ errrore quando ha detto che i suoi articoli non erano letti e rispettati – adesso non mi viene in mente la propria citazione, ma intendeva questo. Il problema e che «Novaya Gazeta» dove lavorava Politkovskaya si legge dall’intelligentsia sopratutto, e dai quelli chi sono in «opposizione» a Putin e la sua ‘squadra’.
Cosa vorrei dire? Vorrei dire che la sua morte era veramente scioccante per noi tutti – ma come morte del giornalista, non collegata col regimo di Putin in generale. Per esempio, io oppure i miei amici chi fanno gia bravissimi giornalisti «Novaya» non lo leggiamo mai. E un po’ troppo tendenziosa, critica ma, certo, che c’e la gente a chi piace.

Cosa e successo dopo? Anna chi veramente faceva tante cose buone e sinceri come un giornalista e diventata famosissima ovunque come una vittime del «putinismo». Non voglio dire che non era la colpa del governo ma succede non solo in Russia dove la quantita dei giornalisti uccisi e troppo alta, ma anzi nei paesi europei, negli Stati Uniti etc. Percio mi sento stupita ogni volta quando qualcuno dei miei colleghi-stranieri mi chiede: «E davvero pericoloso fare giornalista in Russia?». Ed io sempre rispondo: «Dipende che cosa fai, cosa scegli. Certo che se ci siano i casi di cui raccontava Anna – si. Invece, se tu sei un giornalista che scrive su business, cultura, politica in senso che scrivi cosa sta succendendo – penso di no. Il nostro punto debole e Caucaso, e Cecnia dove la vita e cosi particolare con le sue regole che neanche noi possiamo chiamare i ceceni «russi». Anna rischiava e lei ha aiutato a tanta gente – erano quelli che la conoscevano bene e la rispettavano. Lei aveva un’autorita pure tra i giornalisti – percio si sente che abbiamo perso non solo un buon’ giornalista ma anche qualcuno chi ci insegna la professione. Pero, a dire la verita, in Russia questo caso tra maggior parte del popolo non ha provocato gli azzioni collectivi contro il governo, contro il presidente, contro i morti dei giornalisti. E adesso nessun s’interessa: perche queste cose succedono cosi spesso? Purtroppo, e la realta della Russia contemporanea – un paese dove non ci manca una volonta del governo di Putin, ma volonta della gente che si occupa da se stesso piu che del futuro della nazione.
Il film «Una lettera a Anna» era fatto proprio bene. Pero, infatti, si trattava ancora della situazione politica. Tutto quello che era detto su Ramzan Kadyrov, un presidente di Cecnia, invece, era giusto. E una persona non cosi carismatica come Putin ed io non conosco nessuno in Russia a chi piace Ramzan Kadyrov. Lui e giovane ma la sua energia non va alla direzione giusta – percio un regista ha scelto le scene dove Ramzan guardava le ragazze ballando o guidava la macchina come un zaurdo, come un ragazzino, non come presidente.

«Nashi» – quel gruppo dei ragazzi che cantavano «Buon Compleanno, Putin!» in realta – sono lontanissimi da una cosa che si chiama un partito, un associazione politica. Tutti li non sanno anzi i nomi dei ministri russi, tutti sono pagati per il suo «lavoro» (se non contare un concerto gratis). Tra di loro ci sono poche persone che vorrebbero fare un carriera politica nel senso diventare funzionario. E in Russia noi lo sappiamo bene, non e un segreto. Ma Anna, certamente, sapeva di piu…
Anna Leonova

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