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L’ultima intervista a Borsellino

E’ stata una conferenza sull’intervista-video rilasciata dal Giudice Paolo Borsellino il 19 maggio del 1992 a due giornalisti francesi, autori di numerosi libri di inchieste, Jean Pierre Moscardo e Fabrizio Calvi. L’intervista non fu mandata in onda dai giornalisti francesi: apparve la trascrizione integrale dell’intervista sull’Espresso’ dell’8 aprile 1994 e fu mandata in onda dal telegiornale di RaiNews24 solo nel 2000.

A questa conferenza hanno assistito molti giovani provenienti da tutta Italia, nella Sala Partecipazione all’interno del Palazzo della Regione Umbria. Questo rappresenta sicuramente un bellissimo segnale, forte e rassicurante, di una volontà, diffusa in tutto il territorio nazionale, a “non-dimenticare” quelle persone che hanno dato o rischiano tutt’ora la vita per difendere gli ideali democratici della nostra Costituzione!

Un documentario toccante, dove sembra che Paolo Borsellino voglia divulgare delle informazioni, quasi un video-testamento. Un comportamento insolito, quello tenuto dal giudice davanti alla telecamera, che forse iniziava a temere per la sua incolumità e quindi decise di parlare, di affidare la sua testimonianza al mezzo video per far conoscere al grande pubblico (quello francese) i misteri che attanagliavano l’Italia di quegli anni: la commistione tra mafia e gli industriali del nord, tra mafia e capitali.

La forza della testimonianza, l’importanza della parola, questi sono i temi che trovano casa qui al Festival Internazionale del Giornalismo a Perugia.

Il moderatore, Roberto Morrione,  direttore di RaiNews 24, ha raccontato le circostanze puramente casuali grazie alle quali ha acquisito il video dell’intervista: nei mesi precedenti all’estate del 2000 la redazione che lavorava per lui stava cercando del materiale per fare un servizio commemorativo su Borsellino. La figlia, Fiammetta, interpellata dalla redazione, diede la video-cassetta contenente il materiale. Lo stupore del direttore e di tutti gli addetti ai lavori che per primi presero visione del filmato. Un privilegio che ebbero in pochi. Un servizio che sarebbe stato esplosivo se trasmesso, ma molti si rifiutarono. Morrione ha descritto le resistenze incontrate nel tentativo di convincere i direttori degli altri telegiornali pubblici, trasmessi via etere (RAI1, RAI2, RAI3). Tutta questa indisponibilità è probabilmente imputabile alle elezioni politiche nazionali che si sarebbero svolte l’anno successivo (2001). Fortunatamente questo non impedì a Morrione di sviluppare il servizio e mandarlo in onda sul canale satellitare della RAI.

Questo servizio ritraeva un Borsellino disponibile al dialogo ma misurato come sempre nelle parole e attento a non parlare di cose che non conoscesse direttamente. Comunque un Paolo Borsellino diverso da quello conosciuto dai suoi stessi collaboratori: era presente come ospite del servizio televisivo  Antonio Ignoria, procuratore di Palermo ai tempi dell’intervista e collaboratore di Borsellino negli ultimi anni della sua vita: anche lui sorpreso della determinazione con cui il giudice si esponeva. Dal video emergeva anche lo stress che quella intervista gli procurava: dalle espressioni del suo volto e da come fumava la sigaretta, rispondendo solo a ciò che egli riteneva possibile e ritraendosi con eleganza quando non poteva  (le domande su dell’Utri e Berlusconi).

Ma che cosa dice Borsellino in questa intervista? Nulla che non fosse già contenuto negli atti giudiziari delle inchieste aperte sulla Fininvest e su Berlusconi. Innanzi tutto parla di Vittorio Mangano, indicato da Tommaso Buscetta e Totuccio Contorno come uomo d’onore legato al boss Pippo Calò e assunto poi come stalliere nella villa del Cavaliere ad Arcore.

Si parla anche delle intercettazioni telefoniche che indicherebbero Mangano legato al traffico di eroina. Ma Borsellino parla soprattutto di un aspetto della Cosa Nostra degli anni Settanta: il bisogno che avevano i boss di riciclare denaro. E per fare questo, dice il giudice, si servivano di “teste di ponte” che creavano i canali con il Nord Italia.

Paolo Epifani

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