C’è chi dice no
Citando il famoso titolo di una canzone di Vasco Rossi, nonchè titolo anche di un film attualmente nelle sale, “C’è chi dice no” si addice perfettamente all’intervento con cui Roberto Saviano ha aperto la V edizione del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia.
La sua lotta per fermare la “macchina del fango”, ovvero il sistema di diffamazione che getta inesorabilmente discredito su chiunque cerchi di opporsi a qualsivoglia potere, parte dall’esortazione al cittadino a riconoscere questo meccanismo di delegittimazione: «La macchina del fango è uno strumento potentissimo che ha come scopo il far vedere l’altro come minaccia, montando accuse mirate a diffamare, isolare, distruggere. Il fango è una palude di impotenza in cui, inesorabilmente, si affonda».
A chi chiede il perchè di tre ore di fila per assistere al suo intervento, ci sono tanti modi per rispondere.
Il mio è perchè l’impegno di questo scrittore che ha rinunciato alla propria libertà per andare contro la coltre infinita di diffidenza è sintomo di coraggio e determinazione a migliorare il paese di cui si è parte, è essere parte attiva della realtà.
In un periodo di fermento sociale dove troppo spesso si cade nell’errore di denigrarsi , è necessario sentirsi italiani e amare l’Italia di un amore istintivo e profondo, amarla con tutti i sensi, soprattutto perchè le difficoltà che sta attraversando devono spingerci sempre di più a difenderla con tutte le forze. E le parole di Saviano altro non sono che un incoraggiamento a non lasciarsi coinvolgere dalla dilagante” logica del peggiore”.
Alessandra Pradelli