Intervista a Wolfgang Achtner
Si è parlato della commistione tra informazione e politica, anche Cambi ha sottolineato questo fatto come una caratteristica da sempre esistente in Italia: lei cosa ne pensa?
Quello che voglio farvi capire è che le persone che fanno parte di questo sistema a volte fanno anche alcune critiche molto blande, ma sia ben chiaro che voi non ci entrerete mai. Loro sanno benissimo quello che non funziona e che va male, ma non fanno mai bene. Un esempio è Gianni Riotta che ha frequentato “The graduate school of journalism”, quindi lui a differenza di tanti altri che non hanno studiato o avuto quell’esperienza non può far finta di non sapere cosa sia l’etica. Lo stesso vale per l’Annunziata
Sono tutti amici, parlano bene e razzolano male. Non fanno informazione, fanno propaganda e contribuiscono a tenere il sistema chiuso.
In Italia c’è una commistione totale tra informazione, potere, finanza e politica.
Perché secondo lei non si è sviluppato in Italia un sistema informativo indipendente?
Perché nessuno lo voleva. Non lo volevano i partiti, interessati ad un’informazione da poter utilizzare per i propri fini; non lo volevano i proprietari dei media perché non inclini a creare un prodotto d’informazione qualificato. Non lo volevano, infine, gli stessi giornalisti non interessati ad una posizione d’indipendenza quanto, piuttosto, al godimento dei privilegi che la commistione con il potere politico garantisce, in una logica che non tiene conto del merito, ma valorizza la disposizione/capacità di essere mezzo di propaganda per la politica.
Lei ha detto che le notizie vere sono i fatti che hanno una rilevanza nella vita dei cittadini. Cambi ha risposto a questa sua osservazione dicendo che secondo lui la validità di una notizia non andrebbe misurata col metro dell’anti-berlusonismo, ma lei non ha mai detto niente di simile. Tacciare di anti-berlusconiano chiunque osi muovere una critica sembra una strategia per non affrontare la questione posta.
Seguire attimo per attimo quello che fa Fini o Tizio, Caio o Sempronio è assolutamente inutile, a me interessa il risultato finale. Informazione politica sarebbe tradurre tutto questo movimento in notizia, se c’è. Perché io mi sono permesso di dire che in altri paesi Fini non sarebbe credibile? Perché lui ora può dire quello che vuole, ma il fatto è che non ha mai votato contro nessuna legge ad personam di Berlusconi perché stava facendo i suoi interessi. A me quello che lui dice non interessa perché io non sono un impiegato di Fini ma un giornalista.
Immediatamente Cambi si è inalberato perché è uno che lavora per Fini e per quel partito e prende i soldi per loro. Poi lui certe cose le ha dette, ma senza chiarire. Ha trasformato quello che ho detto per poter dire che non sono obiettivo perché sono contro Berlusconi: certo che sono contro Berlusconi, ma non per un fatto politico, io sono contro Bersani e chiunque faccia la stessa cosa. Io dico che la lottizzazione di tutti va eliminata. Perché loro non vogliono farlo… perché se fai parte del sistema della lottizzazione ci guadagni pure tu.
Altri due problemi che si possono notare nel giornalismo italiano, e basta prendere ad esempio Feltri e il caso Boffo, è che non si controllano le notizie e sempre più spesso i giornalisti fanno il lavoro del portavoce, senza incalzare l’intervistato
Ma quelli non sono giornalisti! Questa è una strategia di killeraggio e di propaganda. Questa gente qui non è giornalista. La loro forza non sta nel prodotto, il loro prodotto fa schifo, è come le macchine tedesche della DDR prima del crollo del muro: finché erano le uniche la gente le comprava e allora, lo ripeto, la loro forza sta nel chiudere l’accesso alla professione giornalistica. Io dico che SKY tg24 è nato morto perché Murdoch e Berlusconi erano ancora amici e Murdoch ha messo l’informazione di SKY in mano a Berlusconi, tanto dell’Italia non gli importa niente.
L’incalzare invece non è permesso perché richiederebbe conoscenza: in genere o non sai le cose e allora non lo puoi fare, oppure sei lì per leccarmi il culo e non vuoi incalzarmi o smentirmi.
Secondo lei c’è il rischio e/o la possibilità che chi controlla i mezzi d’informazione tradizionali monopolizzi il web, inteso come mezzo d’espressione e di libera raccolta d’informazioni?
Non solo c’è il rischio, ma è già successo. Esistono fin d’ora limitazioni nell’utilizzo della rete. Gli spazi di libera informazione, che pur resistono, sono marginalizzati attraverso l’impedimento di accesso al mercato pubblicitario. In Italia l’unico gruppo che, per struttura e mezzi, potrebbe dar vita a un progetto valido in rete è quello de “L’Espresso”, ma i motivi per i quali non lo fanno mi sfuggono…
Possiamo ancora definire a suo parere formalmente democratico l’ordinamento italiano venuto meno, come lei sostiene, il sistema dell’”accountability”?
No, non lo è e non lo è mai stato. Definirei il sistema italiano, piuttosto, come un’oligarchia che esercita il proprio potere attraverso il controllo dell’informazione e dell’economia.
Quali crede siano le reali prospettive di miglioramento del livello d’informazione della TV pubblica italiana?
La RAI è un cancro con metastasi. Non c’è possibilità di migliorarne il livello; è necessario chiuderla e creare una struttura nuova, più piccola, ma capace di fare realmente informazione, in cui lavorino veri giornalisti al servizio dei cittadini e non dei politici.
In chiusura, cosa possono fare i giovani che vogliono fare davvero i giornalisti?
Dovete andarvene dove vi fanno lavorare in base alle vostre capacità, perché qui buttate via la vostra vita. Anche se sognate di migliorare il vostro paese, da qui non potete farlo perché prima dovete imparare gli strumenti necessari e in Italia questo non ve lo fanno fare; comunque dovete prima andare dove davvero vi insegnano il mestiere e poi, casomai, tornare, ma io sono molto disilluso: anche tornando non vi fanno fare niente perché non gli interessa la vostra esperienza, ma le vostre conoscenze.
Quello che vi posso consigliare è di non rinunciare mai al vostro sogno.
Di Elena Fuzier Cayla & Pompilio Salerno