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Intervista a Pietro Raitano…Verso una “economia eretica”!

Economia è un argomento triste, un argomento noioso, così inizia l’incontro di “Finanza, etica e Altraeconomia” che si è tenuto oggi alla Sala Lippi moderato dal Direttore di Radio Popolare e in cui sono intervenuti tre giornalisti  occupati nell’ambito economico. Ma l’economia è veramente così lontana da noi o forse ci viene presentata in maniera inesatta da un giornalismo che si limita ad elencare numeri, a parlare di realtà lontane, che restano distanti dai lettori che senza voglia e volontà si disinteressano e tralasciano le pagine dei quotidiani ad essa dedicate? Il giornalismo come si pone davanti questo problema, come può risolvere questo disinteresse per un ambito che condiziona la vita quotidiana?

Pietro Raitano si è posto questo obiettivo nella sua rivista economica “Altraeconomia” e intervistandolo abbiamo cercato di capire come l’informazione economica possa essere davvero alla base dello sviluppo sociale.

Come è nato il progetto editoriale di Altraeconomia con l’obiettivo di una informazione mirata all’economia svincolata dalla sola logica del profitto?

La nascita di Altraeconomia risale al Novembre 1999 e coincide con la battaglia di Siattle. In quel momento storico fu subito evidente che stava nascendo una globalizzazione che si poneva in una ottica nuova che sperimentava una prima crisi dell’ economia, dovuta alla pessima distribuzione delle risorse che il pianeta aveva. Un gruppo dapprima di sei persone, trasse vantaggio da questa prima presa di coscienza  e si pose nella posizione di voler riscrivere una economia che parlasse di benessere e di bene comune. Viene fondato così  un organo, allora inesistente volto alla tutela dell’economia sostenibile alternativa  all’ economia di mercato. Altraeconomia nasce dalla sinergia di questo consorzio che intanto aveva raggiunto una composizione di 17 individui, per trasformarsi l’anno scorso in una cooperativa di lettori composta da 450 soci che non possono vantare una primogenitura facendo mantenere alla rivista una forte indipendenza rafforzata ancor più dal vantaggio di essere autonomi e privi di finanziamenti pubblici.

Un fallimento dell’economia di mercato è quello di mercificare non soltanto beni, ma anche diritti. Come ci si può porre davanti una intrusione dell’economia di mercato su tematiche di importante rilievo sociale come l’attuale proposta di privatizzazione dell’acqua?

Altreconomia ha un progetto che procede su due binari; il primo che racconta l’economia e il secondo che spinge alla critica e a fornire una chiave di lettura alternativa. La rivista non si rivolge ad economisti, ma a persone comuni, lontane dalle logiche prescritte dalla scienza economica, alle quali da avvertenze sui processi economici in atto. Altraeconomia vuole raccontare ciò che sta accandendo, parlando di storie reali, di persone vicine a noi che dimostrano la vicinanza al problema. In quest’ottica si spiega la proposta di mercificazione dell’acqua raccontando storie di persone che non hanno la possibilità di tutelare questo diritto o parlando di aziende pubbliche che non sapendo gestire e arginare questo problema creano un disagio dapprima privato e poi collettivo. Attraverso la privatizzazione dell’acqua si sta mercificando un bene che è un diritto concreto. Nel mondo, ma anche in Italia si è dimostrato che dove si toglie l’acqua, si tolgono dei diritti e si aumentano i costi sociali. L’acqua è un bene così importante che va tutelato oltre le logiche di guerre economiche, di libera concorrenza e di mercato che parlano un linguaggio diverso rispetto all’uomo e i suoi bisogni primari.

Altraeconomia  è legata anche all’edizione di libri, recentemente e stato pubblicato “Pensatori eretici” a cura di Mancini che parla degli economisti che vedono una prospettiva economica solidale, equa, mirata alla redistribuzione, ma ancor prima sul giusto utilizzo delle risorse. Perchè si parla di eresia, come se l’economia fosse una verità dogmatica al pari della religione?

Il periodo storico attuale, limitato agli ultimi cinquant’anni ci impone di vedere come unica economia possibile, una economia di mercato, in cui sono gli egoismi individuali a fare il benessere comune. Questo principio che la realtà ha violentemente bocciato ha raggiunto un dogmatismo tale che andare contro di essa è eresia, una eresia condannata pubblicamente con riprovazione. In realtà parlare di economia reale, non è una eresia, ma è una economia che  tiene conto di limiti e scarsità e si fonda sulle relazioni. L’economia eretica vuole ridefinire l’approccio all’economia e definirla come scienza delle relazioni che permette il benessere individuale e quindi collettivo. L’economia di mercato ci vende cose già nostre, del pianeta; l’economia eretica, reale, il nuovo approccio possibile, è quella che ci invita a scostarci dalla follia della finanza obbligandoci al confronto col bene comune.

E con queste parole di Raitano ci auguriamo tutti lo sviluppo di una “economia eretica”, una new economy che possa far ripartire il sistema, riaprendo la società alla possibilità di porsi obiettivi e slegarsi dalla cristallizazione del Ben-Avere che ha surclassato indegnamente il Ben-Essere e soprattutto l’ESSERE.

Elena Cruciani

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