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Il data journalism nel 2013

Ph. Paolo Visone

Data journalism: la locuzione di per sé non ha un grande appeal. Eppure partendo dai freddi dati e utilizzando gli strumenti della matematica, della statistica e delle scienze sociali e comportamentali è stato possibile scovare storie importanti, costruire pezzi investigativi, denunciare ingiustizie e soprusi. Il giornalismo di precisione si sta evolvendo rapidamente in tutto il mondo. Solo l’anno scorso ci sono stati bellissimi esempi di data journalism. Le elezioni presidenziali americane hanno costituito un ottimo campo di prova o se vogliamo di conferma dell’importanza di questa branca del giornalismo. Anche per quanto riguarda gli sviluppi in campo tecnologico. «L’applicazione più importante, a mio avviso, – ha detto Dan Sinker, responsabile di Knight-Mozilla OpenNews – è stata quella creata dalla National Public Radio. Questa radio ha deciso di eliminare la classica carta geografica degli Usa, con gli stati colorati di rosso o di blu a seconda della tendenza, e di fare invece aggiornamenti in tempo reale. Un modo molto più interessante di esaminare il problema». Le elezioni americane hanno ispirato anche inchieste significative, come Message Machine di ProPublica, organizzazione giornalistica no profit vincitrice di due premi Pulitzer. Con Message Machine, ProPublica ha raccolto e analizzato le e-mail inviate a scopo propagandistico durante la campagna elettorale che si è conclusa con la vittoria del presidente Obama. Gli utenti hanno partecipato attivamente al progetto, iscrivendosi al sito e mandando il materiale ricevuto. Il prodotto finale è stata un’infografica in grado di analizzare le variazioni e le somiglianze presenti nelle mail a seconda dei diversi periodi della campagna elettorale e dei candidati. «Un progetto veramente geniale che ha evidenziato il microtargeting fatto», ha commentato Sinker. Ma gli esempi di data journalism oltreoceano sono veramente tanti.

Una situazione ben diversa da quella italiana. «In Italia non siamo allo stesso livello, non abbiamo organizzazioni come ProPublica – ha ammesso Guido Romeo di Wired –  Wired è stato uno dei pochi che ha prodotto qualcosa. Penso, per esempio, all’inchiesta “Scuole sicure“, con la quale abbiamo reperito dati sul rischio sismico degli edifici scolastici». Nel nostro Paese un ostacolo al data journalism è senza dubbio rappresentato dalla difficoltà di accedere ai dati. “Abbiamo valutato la realtà e i risultati sono abbastanza tristi – ha dichiarato Romeo – Possiamo affermare che tre volte su quattro non si riesce a ottenere quello che si vuole, ma questa non è una ragione per fermarsi”.

A livello internazionale un grande impulso al data journalism è stato dato da Nate Silver. Il blogger, esperto di statistica e scrittore, inizialmente si occupava di gioco d’azzardo e sport, costruendo modelli predittivi basati sul baseball. Nel 2007 Silver ha iniziato a pubblicare analisi e previsioni statistiche sulle elezioni presidenziali americane del 2008. Ha predetto il vincitore in 49 stati su 50. È andata ancora meglio nel 2012, quando ha individuato il vincitore di 50 stati e del Distretto di Columbia. “Grazie a lui persone molto abili in matematica capiranno che anche per loro esistono possibilità nel giornalismo”, ha dichiarato Sinker. Anche se Silver, come ha fatto notare Aron Pilhofer, direttore interactive news del The New York Times, “è un giornlaista molto particolare. Mi preoccupa un po’ che adesso tutti avranno bisogno del loro Nate Silver. Credo che ci sarà un’eccedenza di Nate Silver, ma non tutti avranno le sue qualità”.

Maria Elena Tanca

 

 

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