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Storie del nuovo mondo, il Web 2.0: la nuova frontiera del giornalismo multimediale

C’è chi dice che in Italia la carta stampata non morirà mai, perché il gusto di sporcarsi le mani d’inchiostro fresco mentre si fa colazione, ormai è parte della cultura della penisola mediterranea. Ma un nuovo vento soffia da ovest, ed oltre oceano già si sta muovendo i primi passi verso un nuovo tipo di giornalismo. Nulla di meno ci si poteva aspettare dagli americani, che la creazione di uno stile completamente nuovo nel dare la notizia. Terra della creazione del New Journalism e paese dell’online newspaper, ora parte con un nuovo progetto: il Web 2.0. Ideato dal Knight Digital Media Centre dell’università della California, la nuova idea sorge dalla necessità di un’informazione più completa e più affidabile. Proprio di questo si è parlato nel workshop di Stefano Valentino: tutto rigorosamente in inglese/americano e soprattutto in collegamento con gli USA tramite Skype. Al giornalista italiano, ormai da anni alla corte dell’università di Berkeley (Graduate School of Journalism), il duro compito di spiegare una tecnica così impegnativa, rivoluzionaria e altamente spettacolare. La teoria di Web 2.0 si basa non più soltanto sulla multimedialità dei mezzi di informazione on-line (web newspaper, podcasting tv, web radio) ma introduce anche un nuovo elemento: le fonti. Sintetizzando molto la spiegazione di Valentino, si tratterebbe di aggiungere dati di tipo statistico, mappe, grafici e quant’altro che il nuovo giornalista on-line può aver trovato. Ma il Web 2.0 non si ferma al solo “trovare le informazioni”, ma si allarga anche alla creazione del proprio spazio, con l’utilizzo delle programmazioni in ‘Flash’ e con la scrittura di veri e propri siti internet; per non parlare poi della commercializzazione del proprio spazio nella rete: vendita di banner, donazioni tramite Pay Pall o quant’altro frutti al giornalista/programmatore fondi per continuare il proprio lavoro. Da qui la modifica del ruolo del giornalista classico, che rimedia notizie e fa inchieste ma che non si occupa di tutto ciò che viene dopo. Ora il giornalista è anche grafico, impaginatore, redattore, programmatore, addetto al marketing e copre anche la funzione di “Data Editor” (inseritore di dati statistici e di fonti). Insomma il giornalista non ha più bisogno di richiedere la fiducia del lettore, in quanto, con le fonti in bella vista, sarà il lettore stesso ad accertarsi dell’esattezza dell’informazione. Questa, in sintesi, la nuova proposta d’oltre oceano, presentata al Festival nel corso di “Dagli usa il futuro del giornalismo multimediale”: un progetto ambizioso, concreto e attuabile, per ora, solo nella terra delle “grandi promesse”.
Abramo Chiccarelli

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