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Rossi e Stella: il linguaggio mediocre della burocrazia

Photo Paolo Visone

Nella serata di venerdì 26 aprile Paolo Rossi e Gian Antonio Stella raccontano al Teatro Morlacchi la complicata burocrazia italiana. Un linguaggio macchinoso e prolisso che nasce da una base mediocre. Esordisce Rossi con l’imitazione del piccione, animale solitario e assimilabile all’elettore tipo del Pd, pensieroso rispetto alla propria ragion d’essere; le vacche sono l’altro personaggio interpretato, irriverenti e discutibili. Dai due stereotipi della mediocrità  si passa ai dati del delirio burocratico italiano, presentati da Gian Antonio Stell: i numeri e le quantità superano di gran lunga quelli di altri Paesi. Attore e giornalista commentano in versione teatrale la situazione della complessità istituzionale.

Voi, a differenza del burocratese, che lingua parlate?

Stella: Io parlo veneto, lui triestino

Rossi: Io parlo un misto, perché sono nato a Trieste e a Trieste non si va molto d’accordo con la sintassi. Però l’ho peggiorato a Ferrara, Milano mi ha rovinato definitivamente. Quindi parlo una lingua mia, un Grammelot.

Stella: Le persone intelligenti parlano in modo molto semplice. Sono le persone complicate che parlano in modo complicato, e in genere sono i mediocri che parlano complicato.

Avete parlato di persone di talento e persone mediocri: nella politica italiana di oggi ci sono persone di talento?

Stella: È una politica che per anni ha tenuto fuori i possibili talenti, perché avevano paura che questi si dessero alle scalate e conquistassero il partito e quindi fino a poco tempo fa da noi non c’era la possibilità che uscisse un Obama. Adesso le cose sono un po’ cambiate, però deve ancora uscire. Io sono convinto che i ragazzi italiani siano molto meglio di come vengono descritti.

Il piccione è l’animale solitario, la vacca quello irriverente: Paolo Rossi si sente più vacca o più piccione?

Rossi: Per come ho descritto la cosa, mi sento più piccione in questo momento: parlo spesso da solo.

Più piccione animale o piccione del Pd?

Rossi: Io sono l’unico che è stato candidato alle elezioni e non è andato a votarsi! Quindi ho un rapporto molto strano con la politica.

Ma lei è un comico: non vorrebbe fondare un movimento come Grillo?

Stella: Ma ce l’ha già, è che non se ne sono accorti!

Rossi: No, non farei mai un partito. Anzi, credo che per fare bene il mio mestiere, anche se chiaramente hai delle simpatie, delle preferenze, devi sempre stare giù dal carretto. Soprattutto quando poi il partito o il movimento che apprezzi di più vince, devi sempre stare distante. I miei maestri sono stati Fo, Jannacci, Gaber, persone che facevano politica raccontando delle storie. Io credo che in questo Paese molti, come nella burocrazia, non siano al loro posto, stiano facendo un altro lavoro, invece di quello per cui potevano essere portati. Io faccio il mio.

Vuole lasciarci un ricordo di Jannacci?

Rossi: È successo troppo poco tempo fa, per cui per me è ancora qua, mi aspetto sempre di sentirlo al telefono. È passato troppo poco tempo.

Chiara Compagnoni

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