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Viaggio tragicomico nel mondo della burocrazia

Ph Pietro Viti

Gian Antonio Stella, giornalista de Il Corriere della Sera, l’anno scorso ha preparato un’inchiesta sul problema della burocrazia in Italia dal titolo Bolli, Bolli, fortissimamente bolli . E’ un resoconto impietoso, anche se i dati vengono spiegati attraverso il riso. Successivamente ha messo in piedi uno spettacolo sull’argomento presentato anche al Festival del Giornalismo, avvalendosi del supporto dell’attore Paolo Rossi.

Stella snocciola con ironia tutti i pesanti dati dei costi della burocrazia che sono una vera zavorra per il nostro paese: i 1200 provvedimenti dopo il terremoto dell’Aquila, lo spreco di carta alla Camera dei deputati (580 tonnellate l’anno), gli stipendi astronomici dei funzionari (uno stenografo del Senato guadagna in media 290 mila euro: come il re di Spagna Juan Carlos), i vitalizi senza senso (un funzionario pensionato del Senato prende 519 mila euro, il doppio dello stipendio attuale di Barack Obama, per non parlare del compenso annuo attuale del presidente Eni Paolo Scaroni… la cifra si aggira sui 6 milioni annui!). Alla fine pare che la burocrazia ci costi circa 70 milioni di euro all’anno.

La burocrazia diventa così un mostro votato all’autoconservazione che crea un anti-lingua (secondo la definizione di Italo Calvino) per mettere i bastoni tra le ruote al cittadino e preservare se stessa. Abbiamo così ordinanze bizzarre, una smania definitoria anche dell’ovvio (“il sedile del conducente è dove si siede il conducente”)  e una lunghezza esagerata dei provvedimenti. Stella poi cita alcune interrogazioni parlamentari come quella sulla frequenza di alcuni pupazzetti nelle sorprese degli ovetti (l'”ingrato” compito della lettura tocca a Paolo Rossi, tra le risate generali) oppure la declamazione di alcune “poesie” di Sandro Bondi: emblema del vero interesse (pari a zero) a questi problemi da parte della nostra classe politica. Classe politica che a sua volta è schiava dei burocrati, proprio per la complessità che si diceva prima, come un cane che si morde la coda. Ma alla fine ci perde l’Italia.

Gli interventi di Rossi si rivelano decisamente azzeccati anche per creare l’effetto della “triste realtà che supera la comicità” e si rivelano il giusto contrappunto alle analisi di Stella che continua la sua denuncia civica dopo il successo de La Casta, facendo le pulci al nostro sistema politico e istituzionale  Stella vuole suscitare attraverso l’ironia (e le risate non sono mancate) una riflessione per tentare di cambiare finalmente questo “mostro”. Dopo il divertimento quindi è il momento dell’impegno: Stella e Rossi (a volte “impotente” pure lui di fronte a tale tragicommedia) ci hanno mostrato che questa situazione è assurda. Sta alla politica e ai cittadini decidersi se è tempo di fare finalmente qualcosa per cambiare.

 

Enrico De Col

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