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Ezio Mauro: giudice imparziale della politica stremata

Photo Stefano Gizzi

Ezio Mauro crede ancora ‘nell’incantamento della politica’, sebbene mercoledì 24 aprile ne abbia ricordato i recenti fallimenti, dal cupio dissolvi del Partito Democratico all’inaccettabile dictat del Movimento Cinque Stelle. Il direttore parla di un sistema stremato che i suoi giornalisti stanno esaminando da due punti di vista differenti e contrastanti: c’è in Repubblica chi concorda con la rielezione di Napolitano (Scalfari) e chi invece sarebbe stato favorevole a una convergenza su Rodotà (Serra, Zagrebelsky). Mauro si schiera esclusivamente dalla parte della ‘politica’: una politica di cui ad oggi non riesce a dare un quadro preciso, ma in cui spera perché qualcosa possa accadere.

Nonostante le speranze, le previsioni erano state però inesatte da parte di Repubblica: una vittoria e una sconfitta preannunciate e presto smentite dai risultati reali. La condotta della campagna elettorale del Pd è stata definita dal direttore di ‘conservazione’, adagiatasi sui primi esiti dei sondaggi e arenatasi a causa delle forze interne che ancora prevalgono come ex-fazioni e non già come parti di un unico tutto all’interno del partito. E così la sinistra pare non trovare sfide per continuare né a lottare né ad esistere. Dall’altra parte Mauro cita la percentuale di chi dichiara nei sondaggi di votare un candidato diverso da quello poi scelto nella cabina elettorale: secondo la media di JP Morgan sarebbe pari al 3%, mentre inusualmente quella calcolata per il Pdl sarebbe al 4%.

Al Movimento di Grillo, poi, Mauro imputa la colpa di aver imposto condizioni invece di proporre atti politici: “l’incompetenza dei candidati non basta a sostituire l’inefficienza dei vecchi politici, lo streaming è diventato uno strumento di controllo, non di trasparenza”.

Mauro non dà soluzioni alla situazione italiana, esprime una blanda critica generale al mondo politico, vecchio e nuovissimo. Si mantiene sulla posizione neutra di direttore combattuto tra l’appoggio alle istituzioni e la fiducia nel sentimento popolare.  D’altronde è il primo ad affermare: primum vivere deinde philosophari.

Chiara Compagnoni

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