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Come siamo, come eravamo

Quand’è che avete capito di voler fare i giornalisti?
Ho chiesto, per curiosità, ai primi ragazzi che ho conosciuto da quando mi trovo a Perugia.

Luca: «La passione per la scrittura è nata insieme a quella per la lettura e per me è iniziato tutto per gioco: già a diciassette anni facevo parte, insieme a tutta la mia famiglia, di un comitato culturale della provincia di Napoli. Mio padre mi ha incoraggiato a scrivere articoli per diffonderne le iniziative e ho così cominciato a inviare articoli ad alcuni quotidiani del territorio. Il mio professore di geografia delle superiori, pubblicista al Mattino di Napoli, mi diceva sempre “Chi non sa cosa fare nella vita, fa il giornalista”.»

«Io fin da bambino ho avuto una passione smisurata per il calcio e, quando mi sono reso conto che non sarei mai diventato un calciatore famoso, mi sono chiesto come avrei potuto rimanere comunque all’interno dell’ambito calcistico. Ho iniziato a seguire le partite dei campionati minori della provincia di Trapani in qualità di giornalista sportivo per un quotidiano locale» questo l’esordio di Marco che ora, mi dice, si sta interessando anche alla cronaca giudiziaria nazionale e i dubbi sul proprio futuro di giornalista calcistico sono sempre maggiori.

«Alla scuola superiore avevamo il telegiornale d’istituto e decisi di contribuire per divertimento ma presto l’esperienza si è trasformata in una passione e ho deciso di intraprendere gli studi giornalistici al college» mi racconta Kylie, una ragazza di Boulder, Colorado, che studia a Perugia tramite il programma di scambio Study Adroad e che ho conosciuto mentre svolgo il mio turno presso l’info point dell’hotel Brufani.

Mi rendo sempre più conto che, per noi volontari, il Festival non rappresenta solo un’esperienza volta all’apprendimento di un mestiere che ha infiniti risvolti e sfaccettature, ma un’occasione per venire a contatto con ragazzi che condividono passioni, interessi, affinità.
Perugia diventa, per circa una settimana, punto d’incontro di pensieri, vicende, idee e delle persone che emergono grazie a testimonianze un po’ epiche e mai banali.

«Sono sempre stato interessato alla cronaca nera e nel ‘98, a tredici anni, ho formulato il mio primo articolo a seguito di un omicidio – mi racconta Ferdinando, giornalista del Quotidiano della Calabria e corrispondente da San Luca – A sedici anni ho fondato il mio primo giornale, non registrato, e mi sono ovviamente beccato una querela, a cui ne sono seguite molte altre, soprattutto a causa degli articoli di denuncia alla ‘ndrangheta».

Simone: «Già alle scuole elementari mi divertivo a fare i resoconti delle partite calcistiche e un giorno, come esercizio in classe, scelsi di svolgere l’articolo di giornale. Da quel momento capii che la mia strada era quella del giornalista interessato ad analizzare le retrospettive sociali parallele al mondo sportivo».

E io? Io ancora conservo gli articoli scritti per il giornalino di classe della quinta elementare, tra i quali ancora mi colpisce un’intervista in cui domando, ad alcuni gestori delle giostre della mia città, cosa li avesse portati a tale scelta di vita e a cui segue un tema svolto per le vacanze estive dove, alla classica domanda “cosa vuoi fare da grande?”, rispondo: “Voglio fare la giornalista perchè, secondo me, è il mestiere più bello del mondo”. E penso ancora che lo sia.

Alessandra Pradelli

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